Milena by Jorge Zepeda Patterson

autore:Jorge Zepeda Patterson [Patterson, Jorge Zepeda]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852073533
editore: Mondadori
pubblicato: 2016-05-12T16:00:00+00:00

36

Milena, Rina e Luis

Giovedì 13 novembre, ore 14.15

Dal divano dove se ne stava comoda, nel salotto della baita, Rina osservava il corpo di Milena mentre la croata guardava dalla finestra. Si chiese se provasse nostalgia per la sua terra alla vista di quei boschi fitti.

«Assomiglia al paesaggio di Yastabarco?»

«Yastabarco?» ripeté Milena ridendo. «Il posto dove sono nata si chiama Jastrebarsko.»

«Sì, quello. Te lo ricorda?»

Milena si scostò dalla finestra e dopo una lunga pausa scosse la testa.

«No. Non so neppure se sono rimasti dei boschi nei dintorni. Avevano già tagliato tutti gli alberi sulle colline quando ero ancora piccola. Dicono per colpa della guerra, per evitare attacchi a sorpresa, ma mio nonno sosteneva che i commercianti di legname di un’impresa che si chiamava Fabrizio erano diventati milionari con quel pretesto.»

«E Yastebarco è un bel posto? Ti manca?»

«Non mi manca niente. Se ti metti a ricordare, non ne esci viva, e un bel mattino ti ritrovano appesa a un lenzuolo annodato.» Lo disse senza alcuna drammaticità, come un’impiegata che parla della sua routine dal lunedì al venerdì, ma a Rina mise i brividi. «Io sono già contenta così, di non avere più addosso corpi di uomini sudati.» Detto ciò, Milena tornò a voltarsi e si perse con lo sguardo nella coltre verde del fogliame.

Rina continuò a osservarla e si rese conto per la prima volta di cosa doveva significare fare sesso con individui di ogni specie; immaginò grassoni nauseabondi, tizi con i peli nel naso che sbuffavano sulle sue labbra, sudori rancidi. Il solo pensiero che il pene di uno di quelli entrasse nel suo corpo le provocava uno schifo insopportabile. Commossa, si alzò e andò accanto a Milena. Le accarezzò i capelli con la punta delle dita. Le prese una ciocca e la strofinò delicatamente fra i polpastrelli, come se saggiasse la consistenza di una stoffa pregiata; i capelli erano maltrattati dalla tinta nera da quattro soldi. Rina si chiese quale fosse la tonalità bionda naturale della sua chioma e trattenne l’improvviso impulso di piangere.

«Vado a fare una corsetta qui intorno, ti dispiace? Se arriva Luis, non cominciate a cucinare senza di me, eh? Voglio imparare la tua ricetta croata» disse fingendo un tono spensierato.

In realtà, pensava di correre ben poco. Pur indossando jeans e scarpe comode, non era l’abbigliamento più appropriato per salire sui sentieri di montagna; sentiva però il bisogno di respirare all’aria aperta e di allontanarsi da Milena per un po’. Le sventure della sua nuova amica le riaprivano le cicatrici mai del tutto sanate della propria tragedia. Ci aveva impiegato mesi a superare la fitta che le bloccava il respiro ogni volta che pensava alla strage della sua famiglia, e in quel momento sentiva tornare la sensazione di panico. Lei, al pari di Milena, era stata vittima del caso in modo gratuito e incomprensibile; fiori schiacciati sotto i cingoli di un carrarmato dei tempi violenti che vivevano.

Si incamminò a passi svelti sul sentiero polveroso da cui erano arrivati la notte prima. Il cappello di paglia che aveva

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